L’implantologia: Interventi sempre più diffusi, ma la qualità?
Come si può riconoscere un impianto dentale che garantisce un servizio di alto livello? Innanzitutto, molti pazienti non sanno che, come ogni dispositivo, anche l’impianto dentale deve avere il marchio CE. E poi tanti altri indizi precisi e professionali…
Solo una decina sono appropriati a livello mondiale, è un mercato appetibile per ditta e dentisti, ma il cliente è poco tutelato sulla provenienza dei materiali, il passaporto è un documento che certifica al cliente l’origine dei materiali.
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Tra le centinaia di impianti dentali in circolazione in tutta Italia, tanti ne ha contati la società italiana di implantologia, il punto è proprio questo: Come fa un cittadino comune a capire se il sistema vite-corona che il dentista gli propone è di buona qualità? Che garanzie ha sulla durata del dente artificiale? O che tipo di lavoro è stato fatto? Se fosse poi necessario rinforzare l’osso di sostegno, chi certifica la provenienza dell’eventuale osso utilizzato? Non sono domande oziose. Chi ci è passato lo sa.
Gli altri possono dare un’occhiata, anche solo distratta, alla miriade di modelli, prezzi e offerte sparsi sul web. Il punto è anche un altro: delle centinaia di sistemi censiti, solo una decina sono appropriati a livello mondiale, con test che garantiscono l’assenza di rischi per la salute. Come qualsiasi dispositivo, gli impianti dentali devono avere il marchio CE richiesto dalla direttiva europea 93/42 con il quale si attesta la conformità alle normative comunitarie necessarie per la commercializzazione del prodotto nel mercato unico. Il problema è che purtroppo si tratta di una autocertificazione.
Come ulteriori garanzie adesso c’è il passaporto implantare: un documento sul quale possono essere applicate le etichette dei componenti utilizzati per consentirne la tracciabilità.
Le aziende serie lo danno al dentista che però non ha nessun obbligo a consegnarlo al paziente, il medico ha solo un obbligo deontologico. Purtroppo la qualità e la sicurezza hanno un costo, rendere obbligatorio il passaporto e utilizzare impianti che abbiano uno studio scientifico di ricerca alle spalle sarebbe una buona cosa. C’è da sperare che in un prossimo futuro la categoria diventi veramente trasparente, informando i pazienti dei presidi medico-chirurgici utilizzati e dei loro costi, data l’attuale disparità, strabiliante, tra un impianto ed un altro.
L’estrema confusione nel settore sta generando il fenomeno degli impianti-clone costruiti spesso nel retrobottega di officine meccaniche: costo di produzione 50 euro, costo per il paziente 490 euro. Dall’altra parte, il mercato è estremamente appetibile. È stato calcolato, infatti, che ogni anno in Italia vengano messi circa un milione e duecentomila impianti.
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